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“Di statura artistica elevatissima è La stanza buia (1927), una delle ultime opere di Leonard Cline. È il racconto di un uomo che, con la tipica ambizione dell’eroe/antieroe gotico o byroniano, tenta di sfidare la natura e riconquistare ogni attimo di vita passata, attraverso una eccezionale stimolazione della propria memoria”. Queste le parole di apprezzamento di H.P. Lovecraft, nel suo saggio Supernatural Horror in Literature, per il romanzo di Cline.
La stanza buia, ultimo dei tre romanzi dell’autore, morto in giovane età, è la storia di un’ossessione: la febbricitante discesa di un aristocratico americano negli abissi senza ritorno della memoria ancestrale, nella straniante cornice, non priva di suggestioni gotiche, del maniero di Mordance Hall. L’angosciante corsa a ritroso del protagonista, Richard Pride, anticipa temi e suggestioni che il cinema conoscerà solo cinquant’anni dopo, con il magistrale Stati di allucinazione di Ken Russell, basato sull’omonimo romanzo di Paddy Chayefsky.
Traduzione e cura di Lucio Besana.